sabato 1 dicembre 2007

The dawn will break the silence, screaming at our hearts

My black backpack's stuffed with broken dreams...

Mi chiedo quando l'alba romperà il silenzio, urlando al mio cuore. Tutte le presenze evanescenti che mi circondano si dissolvono in quel veleno mortale da cui dipendo; le vedo sorridermi, sfiorarmi, per poi avvolgermi nel più gelido degli abbracci. Imprigionato in quella stretta fatale ripercorro fotogrammi, pagine voltate dal vento ed ingiallite dal tempo, ricordi ancora stillanti delle lacrime versate, storie mai vissute e sempre sognate.

Qual è il senso di tutto questo? Vivere per poi constatare che quei momenti non potranno mai tornare, rifiutarsi di viverli ma poi lasciarsi straziare dal rimpianto per non averli colti.

Veronika spinse la porta della sala di soggiorno, si avvicinò al pianoforte, aprì il coperchio, e con ogni sua forza, affondò le mani sulla tastiera. Si sprigionò un accordo folle, sconnesso, irritante, che echeggiò nell'ambiente vuoto, rimbalzò sulle pareti e ritornò alle sue orecchie sotto forma di un rumore acuto, che sembrava graffiarle l'anima. Ma, in quel momento, era proprio quello il miglior ritratto del suo intimo. Tornò ad affondare violentemente le mani sulla tastiera, e ancora le note dissonanti riverberarono dovunque. "Sono matta. Lo posso fare. Posso odiare, e posso picchiare con violenza sulla tastiera del pianoforte. Da quando i malati di mente sanno mettere le note in ordine?". Battè sui tasti una, due, dieci, venti volte: e ogni volta il suo odio sembrò scemare, finchè scomparve del tutto. Allora Veronika fu nuovamente pervasa da un senso di pace profonda. Tornò a guardare il cielo stellato, con lo spicchio di luna crescente - la sua preferita - che inondava di luce soave il luogo in cui si trovava. Fu allora che ricomparve la sensazione che l'Infinito e l'Eternità procedessero tenendosi per mano e che bastasse contemplare uno di essi - magari l'Universo senza limiti - per notare la presenza dell'altro: il tempo che non finisce mai, che non passa, che permane nel presente, dove sono custoditi i segreti della vita. Tra l'infermeria e la sala di soggiorno, lei era stata capace di odiare, in un modo talmente forte e intenso che adesso nel cuore non le era rimasto più nemmeno un briciolo di rancore. Aveva lasciato che tutti i sentimenti negativi, rinchiusi lì per anni, finalmente affiorassero. Ora che li aveva provati non erano più necessari: potevano scomparire. Rimase lì in silenzio, vivendo il suo presente, accettando che l'amore occupasse lo spazio lasciato dall'odio. Quando sentì che era giunto il momento, si volse alla luna e attaccò una sonata, in suo omaggio, sapendo che lei l'ascoltava e che ne era orgogliosa: e questo rendeva gelose le stelle. Allora suonò un brano anche per le stelle, poi un'altra musica per il giardino, e una terza per le montagne che di notte non poteva vedere, ma che sapeva sullo sfondo.
(Veronika Decide di Morire, P. Coelho)

domenica 25 novembre 2007

There's too much that time cannot erase

You hold the answer deep within your own mind, consciously you've forgotten it, that's the way the human mind works. Whenever something is too unpleasant, too shameful for us to entertain we reject it, we erase it from our memory, but the answer is always there.

Spesso ci sforziamo di credere che il tempo sia quella panacea miracolosa contro ogni ricordo, quell'alito di vento in grado di soffocare ogni fiaccola ancora accesa, ogni fiamma ancora in grado di scaldarci e timidamente illumminarci. In realtà le ceneri fumanti di ogni fuoco che ci ha bruciato continuano ad ardere incessantemente.

In questa notte fredda la pioggia disegna infiniti percorsi sul vetro attraverso cui osservo il mondo nella sua immobilità. Mi sento in sintonia con quell'universo impassibile, con quell'albero che ha perduto le sue foglie ma non ha intenzione di coprirsi nonostante il gelido soffio dell'inverno che preannuncia il suo arrivo. Mi sfiora l'idea di correre lì fuori ad urlare alla pioggia il mio commiato, ma non intendo violentare quel ritratto così imperturbabile nella sua perfezione.

La perfezione. E' incredibile come, per quanto la rincorriamo, possiamo esserne solo spettatori. Semplici testimoni di una bellezza che non troveremo mai dentro di noi.

sabato 22 settembre 2007

I want to go back to believing in everything

I still remember the world from the eyes of a child, slowly those feelings were clouded by what I know now...

Cammino tra statue di marmo dai profili mutilati, accarezzate dalle foglie autunnali sospinte dal vento che si adagiano sulla terra fredda. Osservo lo sguardo androgino e imperturbabile di un angelo divenuto testimone del nulla, del silenzio, dell'oblìo.

La dimenticanza, il destino che spetta a quella foglia autunnale che termina il suo corso, può coinvolgere anche una foglia stillante di linfa? Può essa desiderare un prematuro contatto con la gelida terra? In fondo non chiedo molto: mi accontento di marcire e di continuare ad essere calpestato per tornare ad una arcaica perfetta armonia con la terra che mi ha generato. L'arrivo dell'inverno ricoprirà ogni amore decomposto con il suo soffio glaciale, ogni fragile illusione verrà cristallizzata per poi frantumarsi lentamente.

Ciò che continua a rimandare la mia decisione è proprio un pugno di illusioni. La mia leopardiana consapevolezza del rapporto inversamente proporzionale tra la conoscenza e le illusioni ha certamente intaccato la mia speranza di realizzare un'utopistica felicità. Ricordo ancora il sole sempre caldo sulla mia schiena.

La mia scelta finale ha privilegiato la vostra felicità, o meglio, ho dato una spinta a quel dondolo che continuerà a cullarvi con le vostre fragili illusioni. E' solo questo il modo per "star bene", come tutti dite, come tutti ostinatamente desiderate. Per quanto riguarda me, ho ormai raggiunto un cinismo che non mi è mai appartenuto, ma che mi sta spingendo ad una solitaria e sempre più consapevole discesa nel baratro. Questa volta non udirete l'eco della mia richiesta d'aiuto perchè non voglio più che un minimo tepore mi riscaldi, voglio soltanto raggiungere più a fondo possibile la mia esperienza intima e conoscitiva. For my final time.

lunedì 10 settembre 2007

Hello, I'm your mind giving you someone to talk to

Hello, I'm the lie living for you so you can hide, don't cry...

Eccomi di nuovo in compagnia del mio assordante silenzio. Il vento lancia urla tormentate a cui vorrei aggregarmi, ma non un soffio riesce a liberarsi. Questo silenzio fragoroso con furia mi percuote e mi spoglia di ogni slancio vitale. Sono stanco di assumere la mia dose quotidiana di veleno mortale, non sono più disposto ad assistere alla vita, odio profondamente chi vive perchè io non ne sono in grado. Forse non ho mai saputo farlo, forse nessuno me l'ha mai insegnato. Forse sono così intimorito di scoprire cosa significhi vivere, di svelare l'essenza della felicità, che continuo a proibirmela. Perchè, infondo, l'uomo ha da sempre paura di ciò che non conosce. Sono fatalmente attratto da ogni forma di dolore perchè da sempre è il mio rifugio, è il luogo dell'anima in cui sentirsi al sicuro perchè soli, perchè veri. Se ho costruito qualcosa tra le macerie che popolano il mio cammino, lo devo solo a me stesso, perchè nei momenti di sconforto ho parlato con me stesso, nelle difficoltà ho interrogato me stesso, perchè quando le lacrime solcavano il volto, la mia mano ha accarezzato il viso. La mia probabilmente innata predisposizione per la verità, per la coerenza, per la tolleranza non mi ha restituito che esclusione e negazione. Ringrazio i miei genitori perchè materialmente hanno sopperito ad ogni eventuale mancanza, anche se non recherò mai loro il dolore di informarli che affettivamente, emotivamente, anzi empaticamente, il loro fallimento è stato totale. Il muro invalicabile che ho innalzato tra me e gli altri non è mai stato completamente superato, perchè mai realmente da una parte o dall'altra qualcuno ha tentato la scalata. Ecco perchè la compagnia che preferisco è la mia, ecco perchè mi sento più solo tra la gente che con me stesso. Osservando però le esistenze realizzate di chi mi circonda, ammetto con disappunto che l'ipocrisia dei rapporti, dei sentimenti è un buon viatico per la realizzazione di una pur fragile felicità. Tuttavia, continuo a preferire la mia solitudine d'acciaio ad una felicità di cristallo.


Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio
Sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni,
E versa, abbracciando l'intero giro dell'orizzonte,
Una luce diurna più triste della notte;

Quando la terra è trasformata in umida prigione,
Dove, come un pipistrello, la Speranza
Sbatte contro i muri con la sua timida ala
Picchiando la testa sui soffitti marcescenti;

Quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce,
Imita le sbarre d' un grande carcere,
E un popolo muto d'infami ragni
Tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,

Improvvisamente delle campane sbattono con furia
E lanciano verso il cielo un urlo orrendo,
Simili a spiriti vaganti, senza patria
Che si mettono a gemere ostinati.

E lunghi trasporti funebri, senza tamburi né bande,
Sfilano lentamente nella mia anima, vinta; la Speranza,
Piange, e l'atroce Angoscia, dispotica,
Pianta sul mio cranio chinato, il suo nero vessillo.

C. Baudelaire, Spleen

domenica 2 settembre 2007

How can you be so blind?

Everyone leaves me stranded, forgotten, abandoned, left behind...

Posso sentire il mio fardello appesantirsi, barcollando cerco affannatamente il mio posto tra le ceneri. Volgo lo sguardo al cielo, seguendo i milioni di volteggi intrecciarsi e terminare lentamente il loro corso sul mio capo chinato. L'unico contatto con la vita concessomi è dato dal prodotto della sua combustione. Le fiamme delle vite reali hanno inghiottito ogni cosa, so di essere vivo solo grazie alle ceneri che mi sommergono. Per questo amo la pioggia: voglio che essa cada senza fine su quelle fiamme spegnendole, annientandole, uccidendole. Solo quelle gocce sazieranno il mio odio, solo le lacrime del cielo sublimeranno la mia solitudine.

giovedì 30 agosto 2007

Am I good enough?

Cause I can't hold on to anything this good enough...

09 luglio

Quanto valgo?

Non so se porsi questa domanda ha molto senso, so soltanto che essa s'insinua tra i miei pensieri come un groviglio di vipere. Determinare il valore di una persona non è certo semplice e naturalmente il responso dipende dai criteri adottati per una valutazione. Potrà sembrare sciocco, ma spesso mi capita di passare in rassegna mentalmente tali criteri per giungere sempre alla stessa amara conclusione. Riflettendo sono giunto a due considerazioni:
1. si tratta di una domanda che riaffiora in me quando interviene un fattore esterno destabilizzante che mina una delle mie poche certezze, abbattendo alla base quelle solide colonne che lasciano spazio ad un paesaggio di rovine che poi come d'abitudine siedo a rimirare con sguardo malinconico;
2. è una domanda che deriva dal tanto temuto, negato, ma altrettanto inevitabile e continuo confronto con gli altri. E' raro chiedersi quanto si vale in termini assoluti, è più frequente chiederselo relativamente ad un termine di paragone.
Mi guardo attorno, noto e spesso bramo quel mondo scintillante che mi circonda: valgo abbastanza? Sospirando scruto i talenti delle persone che incrociano il mio cammino: tengono stretto nel loro pugno un bagliore smorzato dalla loro morsa, ma pronto ad illuminarli quando decideranno di liberarlo dal loro palmo. Catturato da un'ammirazione sconfinata, schiudo il mio pugno, ma noto nient'altro che le rughe, quei segni del tempo che solcano il palmo: è la mediocrità.

mercoledì 29 agosto 2007

Here in the shadows I'm safe, I'm free...

I cannot stay where I don't belong...

22 maggio
Ognuno di noi spera o si illude di poter far affidamento nella propria vita su delle certezze, su quegli appigli a cui poter aggrapparsi quando la corrente si fa incontrastabile. Nel momento in cui questi iniziano a sgretolarsi per effetto dei flutti e del tempo, si corre il rischio di dissolversi per sempre tra le braccia rassicuranti di Nettuno. Il tempo, quella lieve foschia che inizialmente offusca i contorni di ogni momento, finisce per tramutarsi in una fitta nebbia che impedisce di abbandonarsi al gusto dolceamaro del ricordo. Realizzare di aver perduto ogni certezza è destabilizzante, ti lascia solo, anzi ti lascia in compagnia dell'entità più difficile da affrontare: te stesso. Te e i tuoi dubbi, te e le tue debolezze, i tuoi lati più oscuri, scomodi, inaccettabili, contraddittori, disadattati; è un viaggio in fondo alla propria anima sconvolgente, unico, momentaneamente distruttivo. Momentaneamente, sì, perchè dalle macerie e dalle ceneri Fenice prende vita e si libra in volo sulle sue ali più possenti di prima. Spero di avere la volontà e il coraggio di intraprendere il mio volo su diverse lande, perchè l'ipocrisia e la Noia del mio attuale mondo mi hanno ucciso ogni slancio di libertà, creatività, e soprattutto serenità. Perchè come ci insegna Baudelaire: "in mezzo agli sciacalli, le pantere, le cagne, le scimmie, gli scorpioni, gli avvoltoi, i serpenti, fra i mostri che guaiscono, urlano, grugniscono entro il serraglio infame dei nostri vizi, uno v'è, più laido, più cattivo, più immondo. Sebbene non faccia grandi gesti, nè lanci acute strida, ridurrebbe volentieri la terra a una rovina e in un solo sbadiglio ingoierebbe il mondo. E' la Noia! L'occhio gravato da una lagrima involontaria, sogna patiboli fumando la sua pipa. Tu lo conosci, lettore, questo mostro delicato - tu, ipocrita lettore - mio simile e fratello". Il Maestro Baudelaire riesce a trascendere con la parola il suo stato, costruendo un oggetto di bellezza. Io certamente non sarò mai in grado di arrivare a tanto, anche se con lui condivido la fatale attrazione verso lo spleen. Spero soltanto di raggiungere, un giorno, quel senso di realizzazione e quella felicità interiore che regalino anche a me un equilibrio. Forse il primo passo verso il mio agoniato monte sta nella capacità di osservar l'orizzonte con occhi diversi e nel coraggio di compiere la mia salita con nuovi compagni di viaggio.

venerdì 10 agosto 2007

My place among the ashes...

And I'm still waiting for the rain to fall, pour real life down on me...

19 febbraio
Gocce di rimpianti
petali di solitudine
ceneri di ossessioni
in un turbinio eterno,
un vortice che annichilisce ogni fiato
ma sublima l'animo.
Nella selva,
tra le fronde,
quei maledetti occhi porpora
traboccanti di sangue
continuano a fissarmi,
gemendo incessantemente.
Mi dissolvo in quel rosso che squilla,
nel nero che ulula,
nel ruvido grigio
che accarezzo rabbrividendo.
Respiro la notte
canto il silenzio
bevo il vento.
Mi abbandono alla corrente,
nel dolce ricordo del volo.
Ma è un'illusione:
le ali nere sulla mia schiena straziata
sono spezzate
e non sostengono il peso di un'anima corrotta.
Scivolo,
sprofondo quindi nell'abisso
nel mio perpetuo precipitare,
nell'estenuante attesa
di scoprire il fondo...

domenica 5 agosto 2007

Am I that unimportant? Am I so insignificant?

Playground school bell rings again...

04 dicembre
Giornata grigia...il colore del cielo mi riporta alle note iniziali di "The Last Song I'm Wasting On You"...sparkling gray, then my own veins...fissando i tetti delle case mi sembra tutto così terribilmente spento, vuoto, immobile, dimenticato. Sarà questo il destino che spetta ad ognuno di noi? L'oblìo, l'immobilità eterna...Qual è il senso di tutto questo? Camminare, studiare, parlare, piangere, ridere...Non è forse il tentativo di dare dinamismo ad una realtà immobile? Viviamo nel perenne tentativo di dare un senso alle cose, io proprio non sono in grado nemmeno di abbozzare un'ipotesi. Tento di spogliare la mia mente da questi pensieri inconcludenti, e mi accingo all'ascolto di "Hello", nel solito, religioso, silenzio...Ogni volta è sempre la stessa, straordinaria, coinvolgente emozione...mi sfiora l'idea che sia proprio l'arte lo scopo dell'umanità (ed "Hello" ne è un mirabile esempio). Don't try to fix me, I'm not broken, I'm the lie living for you so you can hide...quanto può racchiudere una breve, semplice sequenza di parole...Direi una vita, nel mio caso. Poche parole più significative di un'intera biografia. Mi rendo conto di essere assalito da quella che molti letterati chiamavano "noia"...gli eventi mi scivolano addosso, senza lasciare un significativo alone. "Gli altri" cominciano a rappresentare un universo nemico, non riesco a provare che diffidenza nelle persone...anche se forse diffido dagli altri perchè conosco me stesso...ho provato sulla mia pelle che le parole sono taglienti come lame e sto meditando di evitare ulteriori affondi defilandomi. Sono stanco di combattere, non sono più in grado di reagire, nonostante la consapevolezza che la mia resa equivarrebbe ad un completo isolamento. Hello, I'm still here, all that's left of yesterday...il passato si riaffaccia sempre prepotentemente, bussando alla porta ad ogni momento cruciale. E' un passato scomodo, difficilmente gestibile, un passato che rafforza i fantasmi presenti e che affoga nella pena. Intanto il grigiore là fuori ha lasciato spazio all'oscurità, ora mi sento più al sicuro, nel mio universo.

mercoledì 1 agosto 2007

Looking back....

Contemplando lo specchio d'acqua che ho dinnanzi, cerco di cogliere i contorni sfocati del mio riflesso...

15 ottobre
Identità?
Uffa...che palle. Non vi capita mai di pensare almeno per un attimo a quanto bello sarebbe non esistere? Di essere stanchi di tutto: delle abitudini, degli obblighi, delle costrizioni etiche, morali, sociali...delle persone, del tempo che fortunatamente e purtroppo trascorre inesorabile, del ripetersi delle cose e del peso che ne deriva e che troppo spesso subiamo passivamente? Quanto darei per costruirmi una nuova identità, altrove, dove non dover difendere una reputazione, perchè lì, la reputazione, non ce l'avrei proprio. Sarei un terreno inesplorato, da scoprire, e la visione degli altri nei miei confronti non sarebbe viziata in alcun modo dagli eventi passati, da quegli accadimenti che modellano la tua immagine e che la saldano nei cervelli parassiti di chi non accoglie una concezione dinamica, di chi cioè non è disposto a vedere i cambiamenti che avvengono in una persona. Certo, troppo spesso quei cambiamenti non vengono neppure da te palesati perchè nell'immenso palcoscenico della vita abbiamo tutti un ruolo che impariamo a rivestire e dal quale è improbabile riuscire a staccarsi. Quel ruolo è accettato dagli altri, approvato, magari anche giudicato positivamente, il rischio di cambiare è troppo elevato. Se il nuovo ruolo non dovesse essere gradito alla platea? Ecco come si arriva a negare se stessi pur di ottenere un riconoscimento dalla collettività...vorrei poter e sapermene fottere. Tutto questo è dovuto probabilmente alla distanza abissale di interessi e caratteriale che intercorre tra me e chi mi circonda: spesso mi sento escluso dalle discussioni, spesso totalmente disinteressato ad argomenti che invece riuniscono molte persone. Inoltre: la mia ironia è diversa da quella dei miei conoscenti. Non rido per ciò per cui ridono tutti, non piango per ciò per cui piangono tutti, non amo partecipare alla lotta fra chi urla più forte, o a quella fra chi inventa bestemmie più "originali"...Ora, la scelta può essere quella di uniformarsi, assicurandosi l'accettazione, oppure quella di continuare ad essere asociale convinto. Spero e prego di aver sempre la forza per continuare ad esserlo.

Eccomi

Quasi fosse un gesto rituale, iniziatico, mi accingo ad imprimere i miei pensieri tra le pagine di questo nuovo blog, arginando i fiumi di parole e di ricordi passati in uno specchio d'acqua sul quale riflettermi per cogliere se e quanto la mia immagine sia mutata. Per afferrare la differenza tra me e il mio riflesso. Posterò quindi nei prossimi giorni alcuni tra i pensieri passati per me più significativi, quelli che hanno segnato quest'ultimo anno. Un anno che ha portato con sè molte domande e poche risposte, molti turbamenti e poca stabilità. Sì, quello che cerco e che vedo scivolar via dalle mie dita come petali rapiti dal vento è da sempre un concreto equilibrio.