sabato 22 settembre 2007

I want to go back to believing in everything

I still remember the world from the eyes of a child, slowly those feelings were clouded by what I know now...

Cammino tra statue di marmo dai profili mutilati, accarezzate dalle foglie autunnali sospinte dal vento che si adagiano sulla terra fredda. Osservo lo sguardo androgino e imperturbabile di un angelo divenuto testimone del nulla, del silenzio, dell'oblìo.

La dimenticanza, il destino che spetta a quella foglia autunnale che termina il suo corso, può coinvolgere anche una foglia stillante di linfa? Può essa desiderare un prematuro contatto con la gelida terra? In fondo non chiedo molto: mi accontento di marcire e di continuare ad essere calpestato per tornare ad una arcaica perfetta armonia con la terra che mi ha generato. L'arrivo dell'inverno ricoprirà ogni amore decomposto con il suo soffio glaciale, ogni fragile illusione verrà cristallizzata per poi frantumarsi lentamente.

Ciò che continua a rimandare la mia decisione è proprio un pugno di illusioni. La mia leopardiana consapevolezza del rapporto inversamente proporzionale tra la conoscenza e le illusioni ha certamente intaccato la mia speranza di realizzare un'utopistica felicità. Ricordo ancora il sole sempre caldo sulla mia schiena.

La mia scelta finale ha privilegiato la vostra felicità, o meglio, ho dato una spinta a quel dondolo che continuerà a cullarvi con le vostre fragili illusioni. E' solo questo il modo per "star bene", come tutti dite, come tutti ostinatamente desiderate. Per quanto riguarda me, ho ormai raggiunto un cinismo che non mi è mai appartenuto, ma che mi sta spingendo ad una solitaria e sempre più consapevole discesa nel baratro. Questa volta non udirete l'eco della mia richiesta d'aiuto perchè non voglio più che un minimo tepore mi riscaldi, voglio soltanto raggiungere più a fondo possibile la mia esperienza intima e conoscitiva. For my final time.

lunedì 10 settembre 2007

Hello, I'm your mind giving you someone to talk to

Hello, I'm the lie living for you so you can hide, don't cry...

Eccomi di nuovo in compagnia del mio assordante silenzio. Il vento lancia urla tormentate a cui vorrei aggregarmi, ma non un soffio riesce a liberarsi. Questo silenzio fragoroso con furia mi percuote e mi spoglia di ogni slancio vitale. Sono stanco di assumere la mia dose quotidiana di veleno mortale, non sono più disposto ad assistere alla vita, odio profondamente chi vive perchè io non ne sono in grado. Forse non ho mai saputo farlo, forse nessuno me l'ha mai insegnato. Forse sono così intimorito di scoprire cosa significhi vivere, di svelare l'essenza della felicità, che continuo a proibirmela. Perchè, infondo, l'uomo ha da sempre paura di ciò che non conosce. Sono fatalmente attratto da ogni forma di dolore perchè da sempre è il mio rifugio, è il luogo dell'anima in cui sentirsi al sicuro perchè soli, perchè veri. Se ho costruito qualcosa tra le macerie che popolano il mio cammino, lo devo solo a me stesso, perchè nei momenti di sconforto ho parlato con me stesso, nelle difficoltà ho interrogato me stesso, perchè quando le lacrime solcavano il volto, la mia mano ha accarezzato il viso. La mia probabilmente innata predisposizione per la verità, per la coerenza, per la tolleranza non mi ha restituito che esclusione e negazione. Ringrazio i miei genitori perchè materialmente hanno sopperito ad ogni eventuale mancanza, anche se non recherò mai loro il dolore di informarli che affettivamente, emotivamente, anzi empaticamente, il loro fallimento è stato totale. Il muro invalicabile che ho innalzato tra me e gli altri non è mai stato completamente superato, perchè mai realmente da una parte o dall'altra qualcuno ha tentato la scalata. Ecco perchè la compagnia che preferisco è la mia, ecco perchè mi sento più solo tra la gente che con me stesso. Osservando però le esistenze realizzate di chi mi circonda, ammetto con disappunto che l'ipocrisia dei rapporti, dei sentimenti è un buon viatico per la realizzazione di una pur fragile felicità. Tuttavia, continuo a preferire la mia solitudine d'acciaio ad una felicità di cristallo.


Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio
Sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni,
E versa, abbracciando l'intero giro dell'orizzonte,
Una luce diurna più triste della notte;

Quando la terra è trasformata in umida prigione,
Dove, come un pipistrello, la Speranza
Sbatte contro i muri con la sua timida ala
Picchiando la testa sui soffitti marcescenti;

Quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce,
Imita le sbarre d' un grande carcere,
E un popolo muto d'infami ragni
Tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,

Improvvisamente delle campane sbattono con furia
E lanciano verso il cielo un urlo orrendo,
Simili a spiriti vaganti, senza patria
Che si mettono a gemere ostinati.

E lunghi trasporti funebri, senza tamburi né bande,
Sfilano lentamente nella mia anima, vinta; la Speranza,
Piange, e l'atroce Angoscia, dispotica,
Pianta sul mio cranio chinato, il suo nero vessillo.

C. Baudelaire, Spleen

domenica 2 settembre 2007

How can you be so blind?

Everyone leaves me stranded, forgotten, abandoned, left behind...

Posso sentire il mio fardello appesantirsi, barcollando cerco affannatamente il mio posto tra le ceneri. Volgo lo sguardo al cielo, seguendo i milioni di volteggi intrecciarsi e terminare lentamente il loro corso sul mio capo chinato. L'unico contatto con la vita concessomi è dato dal prodotto della sua combustione. Le fiamme delle vite reali hanno inghiottito ogni cosa, so di essere vivo solo grazie alle ceneri che mi sommergono. Per questo amo la pioggia: voglio che essa cada senza fine su quelle fiamme spegnendole, annientandole, uccidendole. Solo quelle gocce sazieranno il mio odio, solo le lacrime del cielo sublimeranno la mia solitudine.